sabato 16 febbraio 2019

SALVINI SI, SALVINI NO NELLA TERRA DEI CACHI!

Perchè SI all’autorizzazione. 

Riepiloghiamo:

  • il Tribunale dei Ministri è un organo giudiziario previsto dalla Legge Costituzionale n. 1/1989.
  • nel caso in cui si riscontri un’ipotesi di reato commesso da un Ministro della Repubblica le competenze sono:
    • Il Tribunale dei Ministri ha competenza tecnico-giuridica: sulla base delle indagini svolte dalla Procura della Repubblica e/o di quelle effettuate di propria iniziativa come previsto dalla legge ha il compito di verificare la sussistenza degli elementi di fatto e di diritto che configurano un delitto punito dal codice penale. In caso positivo trasmette gli atti alla Camera parlamentare competente chiedendo l’autorizzazione a procedere.
    • La Camera competente (Deputati o Senato) ha competenza politica: deve verificare se le finalità politiche addotte nel caso concreto dal Ministro a giustificazione del proprio operato possano imporre alla magistratura di fermarsi nel procedimento di accertamento delle responsabilità.

Quindi la nostra legislazione prevede che anche un Ministro della Repubblica sia perseguibile nel caso commetta un reato (accertato dalla magistratura) , con la sola esimente della funzionalità del reato alla tutela di un più rilevante interesse pubblico (rilevato dal Parlamento).

Premesso che:

  • oggetto dell’indagine della magistratura è la condotta personale di un Ministro e non il provvedimento legislativo o amministrativo che è all'origine della sua azione (famosa “chiusura dei porti”);
  • che la responsabilità penale è personale e quindi, ai fini dell’indagine, nulla rilevano le dichiarazioni di responsabilità politica espresse da Conte e Di Maio sulla legittimità delle norme applicate;

vediamo in concreto cosa si contesta a Salvini.

Il Tribunale ritiene che sussistano gli estremi della fattispecie di cui all'art. 605, comma 3 c.p. (sequestro di persona aggravato dall'abuso della qualità di pubblico ufficiale e della minore età di alcune delle vittime) a carico del Ministro Salvini per i cinque giorni (dal 20 al 25 agosto scorsi) in cui gli stranieri a bordo della Diciotti sono stati bloccati nel porto di Catania non in conseguenza dell’applicazione di disposizioni di legge, bensì per un divieto di sbarco riconducibile ad una condotta personale del Ministro.

A tale ultimo riguardo il quadro probatorio del Tribunale è molto ampio basandosi sulle testimonianze di tutti i membri apicali della catena decisionale che scattata dal momento dell’arrivo della Diciotti nelle acque del porto di Catania ha subìto un ritardo di 5 giorni nel rilascio del POS (autorizzazione allo sbarco in porto sicuro): il Questore, il Prefetto e il Comandante della Capitaneria di porto di Catania, il capo di gabinetto del Ministero dell’interno e il suo vice.

Per quanto concerne la discriminante politica prevista dall'art. 51 c.p. adducibile a scusante del Ministro, il Tribunale ritiene che non sussista in quanto il Ministro nel caso concreto non ha agito in adempimento del suo dovere istituzionale di garantire l’ordine e la sicurezza pubblica (ci sono stati altri sbarchi in concomitanza con l’evento della Diciotti trattati diversamente e non c’era alcuna notizia della presenza a bordo di persone pericolose per la sicurezza e l’ordine pubblico nazionale), bensì per la volontà meramente politica di utilizzare il ritardo nel rilascio del POS a sostegno della diatriba politica da lui sostenuta a livello europeo sulla solidarietà nella ripartizione dei migranti tra tutti gli Stati membri.

(fonte: Relazione del Tribunale)

Veniamo al M5S ed al referendum tra gli attivisti. Chiaramente qui esprimo le mie personali considerazioni.

Il M5S è da sempre a favore della concessione dell’autorizzazione a procedere. Lo era anche in questo caso, almeno fino a quando Salvini, contraddicendo sé stesso e tutto quanto affermato da agosto, ha cambiato totalmente opinione, trincerandosi dietro la “ragion di stato”. Da quel momento il M5S, sia portavoce che base, si è diviso tra chi è per il SI e chi per il NO.

Coerentemente con sé stesso il MoVimento avrebbe dovuto, a mio giudizio, continuare ad optare per il SI distinguendo chiaramente anche agli occhi degli iscritti tra responsabilità politica dell’atto legislativo applicato e responsabilità penale personale eventualmente da accertare in capo al solo Salvini.

Si invoca invece il “caso particolare”, cosa mai accaduta neanche per i nostri portavoce(!), optando inoltre, a quanto pare, pilatescamente per il referendum tra gli iscritti.

Oltre alla coerenza ed al rispetto dei principi per i quali ci battiamo da anni, dal punto di vista politico un rifiuto sarebbe, sempre secondo il mio modesto parere, catastrofico.

In caso di NO, il M5S mostrerebbe infatti di dipendere dagli umori di Salvini, nonché di temere per una caduta del governo (che neanche a Salvini converrebbe, almeno non in questo momento e non per un motivo come questo, visto che tra l’altro sarebbe preferibile per lui seguire l’eventuale procedimento da ministro e non da parlamentare o addirittura da semplice cittadino). In più il MoVimento si esporrebbe alle critiche spietate delle altre forze politiche e dei media che praticamente non stanno aspettando altro per massacrarci, a pochi mesi dalle elezioni europee, col rischio di una grave spaccatura della base già disorientata dalla più assoluta disinformazione sul tema e di compromettere seriamente il futuro del MoVimento.

In caso di SI, il governo continuerebbe ad operare, i provvedimenti sui migranti non sarebbero in discussione e chi nel M5S teme per la sorte di Salvini se ne farebbe una ragione, essendo necessaria, nell'ipotesi peggiore, solo la eventuale sostituzione di un ministro!

E salveremmo la faccia! Cosa non di poco conto alla vigilia delle elezioni europee!

Non facciamo noi la campagna elettorale a Salvini! La nostra storia ed il nostro futuro impongano alle nostre coscienze di VOTARE SI.

ATTENZIONE: perché si dia l’autorizzazione su Rousseau bisogna votare NO!

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