lunedì 3 dicembre 2018

 Assemblea pubblica su pontile petroli.

Report e riflessioni a 5 stelle.

(Una voce fuori dal coro - seguitemi fino in fondo, please!)

L’assemblea di ieri è stata discretamente partecipata. Ci sono stati diversi interventi e testimonianze di cittadini, operatori economici (balneari) ed esponenti di associazioni operanti sul territorio sul tema ambiente. Presenti naturalmente diversi esponenti e personaggi politici non solo formiani tra i quali sono intervenuti Pasquale Di Gabriele, Presidente del Consiglio Comunale di Formia, Emiliano Scinicariello, Consigliere Comunale a Gaeta e infine Paola Villa, Sindaco di Formia.

In modo quasi unanime è stata sollecitata dagli intervenuti un’azione unitaria ed univoca da parte dei sindaci del Golfo, ma sono anche emersi i rilevanti interessi economici che stanno dietro l’intera vicenda del deposito e del pontile petroli di Gaeta e che difficilmente potranno essere superati, a mio giudizio, a favore dei cittadini se a decidere sarà solo chi di quegli interessi è di fatto portatore. Mi riferisco chiaramente ad ENI, ma anche al Comune di Gaeta ed alla stessa Autorità Portuale che si sono assegnati il compito di valutare un progetto di fattibilità sulla varie alternative possibili.

La soluzione offshore comporterebbe infatti, a quanto pare, un costo di impianto quasi totalmente a carico di ENI, con Comune ed Autorità che perderebbero invece i vari diritti e poteri economici di cui resterebbero invece titolari con la soluzione porto commerciale. Per cui, contrariamente ai dimenticati proclami elettorali del sindaco Mitrano (non facciamoci infinocchiare dal suo recente strategico abbaiare contro l’ENI!) ed alle recenti manifestazioni della volontà popolare, sembra che la soluzione del porto commerciale sia scontata! Del resto da uno degli interventi è emerso da alcuni documenti citati che da anni stia andando avanti il progetto per la delocalizzazione del pontile nel nuovo porto commerciale di Gaeta, con tanto di dighe foranee e ammennicoli vari per un complesso che già definito e particolareggiato sconvolgerà indiscutibilmente l’intero golfo. Come il Porto Ranucci!

Desta sospetti, poi, come sottolineato da Paola Villa, il fatto che, riguardo al recente stanziamento di ben 195 milioni di Euro da parte della Banca Europea degli Investimenti a favore dei Porti di Roma e del Lazio, nel relativo comunicato stampa dell’Authority del 3 ottobre scorso siano stati citati i lavori previsti a Fiumicino e Civitavecchia, ma non quelli da fare a Gaeta! Perchè tanta segretezza? O alla BEI non interessa dove saranno investiti?

Il vero problema, a mio parere, è che comunque anche sostenendo la delocalizzazione offshore, a quanto pare la soluzione più gradita dalla quasi totalità dei presenti all’assemblea ed avallata dal Comune di Formia, non si risolva il vero problema che è a monte della delocalizzazione del pontile: la presenza, cioè, di un sito di stoccaggio petroli ad eccezionale pericolosità per comunità ed ambiente a ridosso di due centri abitati come Formia e Gaeta, incompatibile ormai con lo sviluppo urbanistico delle due città, estremamente pericoloso per comunità ed ambiente ed in contrasto con la vocazione turistica dell’intera area. Significativa e sconvolgente al riguardo la testimonianza dell’ex comandante dei rimorchiatori del porto di Gaeta, particolarmente esperto per il suo lavoro sulla questione sicurezza di pontili e petroliere, che ha evidenziato come la questione “pericolosità” non stia solo nell’eventuale sversamento in mare o nei danni che una eventuale esplosione di una petroliera potrebbe arrecare alle abitazioni a ridosso del pontile, ma nel disastro che una tale esplosione potrebbe causare nel raggio di chilometri e che, pur stando offshore il pontile, non sarebbe assolutamente evitato!

Occorre quindi che la questione venga riportata a ben altra prospettiva che coinvolga una progettazione pluriennale sull’intera destinazione del Golfo di Gaeta e sul futuro delle comunità che vi vivono che necessariamente rientra in quella ben più ampia della tutela ambientale del golfo e della sicurezza dei cittadini, ma anche dello sviluppo economico dell’intera area e della politica energetica del nostro paese. Quello di Gaeta è un sito di stoccaggio strategico di importanza nazionale ed il suo spostamento richiederà uno sforzo enorme che coinvolge diverse competenze e con complicazioni altrettanto immense. C’è il rischio è vero che la questione si dilati enormemente, ma adesso è il momento che le comunità del golfo devono sfruttare per evitare che fra chiacchiere, discussioni e passerelle varie, non si concluda come al solito alcunché di concreto e lo scempio vada lo stesso a buon fine, anzi a cattivo fine!

Sia la delocalizzazione offshore che quella al porto commerciale rappresenterebbero infatti comunque un investimento di parecchi soldoni, il che starà a significare che una volta spesi il deposito ENI da Gaeta non andrà mai più via!!!!!! Con tanti saluti al Golfo Area Sensibile ed alle velleità turistiche di tutti!!!!!! Non ci facciamo prendere in giro!!!!

La concessione, ricordiamolo, è stata rinnovata solo per 4 anni, anziché i 10 richiesti! Forse conseguenza del cambio di passo che c’è stato a livello di governo che dovrebbe determinare, almeno si spera, una accelerazione verso una politica energetica nella quale il ricorso a fonti fossili come il petrolio dovrebbe diminuire a favore di quelle rinnovabili. Non lo sappiamo ancora, personalmente ci credo, ma ci dà comunque una scadenza a breve per agire! L’obiettivo di un’azione popolare e politica deve essere quindi a mio giudizio lo spostamento del deposito, non la delocalizzazione del pontile, che va solo messo in sicurezza per i prossimi ultimi 4 anni di permanenza del deposito nel golfo!

Se a Mitrano e a Villa stanno davvero a cuore le vocazioni turistiche del Golfo si adoperino per lo spostamento dell’intero deposito ENI, non per la delocalizzazione del pontile qui o là secondo i rispettivi interessi campanilistici!

Quindi, e vengo alle proposte d’azione dei promotori dell’assemblea, c’è da essere totalmente d’accordo nel coinvolgere e sensibilizzare quanto più è possibile le comunità del Golfo, come ha sottolineato in assemblea una commossa ragazza di Minturno, perché serve la più ampia partecipazione popolare, spostando però, come detto, l’attenzione dal pontile al deposito, inquadrando la vicenda anche in una prospettiva di sviluppo turistico ed economico futuro, oltre che di sicurezza e tutela dell’ambiente.

Quanto all’azione politica, non me ne vogliano gli amministratori locali, ma di loro non è che ci sia tanto da fidarsi, visto che fanno ancora più o meno in gran parte riferimento a forze politiche che in tani anni hanno solo ignorato il problema aggravandolo. Bisogna che la questione arrivi in alto, molto in alto, a chi non ha, o almeno non ha ancora, le mani in pasta ed ha programmi di sviluppo del paese totalmente diversi da quelli di chi li ha preceduti fino a ieri. E che sappia tener conto delle esigenze e della volontà dei cittadini.

Per quanto concerne il M5S a livello locale, da attivista propongo e mi adopererò per la convocazione al più presto di un incontro pubblico tra i cittadini iscritti al M5S di Formia allargato ai nostri portavoce in Regione e Parlamento ed aperto a chiunque voglia confrontarsi con noi, per discutere e definire la linea e l’azione politica del M5S a livello locale a sostegno di questa iniziativa e su altre tematiche di estrema rilevanza per la città di Formia.

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